“Vivit is qui multis usui est, vivit is qui se utitur”
“Vive veramente chi è utile all’umanità e sa usare sé stesso”
Da Seneca ne “Il tempo”
Il volontariato è un fenomeno che ricopre un ruolo sempre più rilevante nella società attuale.
Si presenta come un’attività finalizzata svolta in modo gratuito e disinteressato, caratterizzata dalla libera scelta del soggetto agente con lo scopo di migliorare le condizioni di persone, gruppi o cause. Esiste una relazione di reciprocità tra il volontario e il beneficiario dell’azione in termini di ricompensa non materiale ma sociale: la parola che meglio rappresenta tale relazione è “benessere”, inteso come miglioramento fisico e/o psicologico sia del soggetto ricevente che di quello agente.
Le motivazioni di chi compie atti di volontariato sono diverse a seconda dell’età: il giovane volontario può agire per acquisire conoscenze (apprendendo nuove competenze e migliorando le proprie possibilità di carriera), per strutturare la propria identità sociale o sulla base di un sistema di valori del gruppo di appartenenza.
Estremamente interessante appare il volontariato in età avanzata sia per le sue implicazioni sociali che per i benefici a lungo termine nella sfera psico-fisica. L’età della pensione è un momento importante che può causare sentimenti negativi dovuti alla perdita del ruolo ricoperto fino a quel momento e al cambiamento delle relazioni con il nucleo familiare. Il volontariato diventa quindi un mezzo per ristrutturare la propria identità personale e sociale dando un nuovo senso e scopo alla propria esistenza. Inoltre, in questa fase sono da tenere in considerazione i cambiamenti fisici e cognitivi che l’età comporta.
Date queste premesse, risulta importante dedicarsi alla prevenzione e al mantenimento della propria funzionalità.
Se da una parte il volontario in età avanzata contribuisce in maniera produttiva alla società fornendo la propria esperienza e competenza in vari ambiti (secondo una logica utilitaristica), dall’altra, produce benefici per sé stesso: il volontariato è considerato certamente un atto altruistico ma con una forte associazione con il benessere personale. Numerose ricerche hanno infatti indagato il rapporto tra volontariato in tarda età e misure psicologiche, fisiche e neuropsicologiche. L’anziano che svolge attività di volontariato presenta maggiore soddisfazione, migliore qualità della vita, felicità, autostima e minori sintomi depressivi.
Inoltre, occuparsi di nuove attività porta benefici a livello fisico, con un miglioramento della mobilità e dell’attività fisica in generale producendo, “a cascata”, miglioramenti nella funzionalità cardiovascolare. In particolare, Burr e Colleghi (2018) hanno mostrato una relazione tra volontariato e minor rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, in particolare modo nelle donne che svolgevano attività di volontariato “formale” e negli uomini che aiutavano gli altri in modo “informale”.
Dal punto di vista neuropsicologico, l’impegno in attività nuove agisce sul cervello a livello strutturale favorendo la neurogenesi e la sinaptogenesi e stimolando la funzionalità cognitiva. Diverse ricerche hanno mostrato un aumento del volume dell’ippocampo e della materia bianca e grigia prefrontale a sostegno di cambiamenti nella funzionalità attentiva ed esecutiva, nella memoria e nell’apprendimento. A sua volta, la riserva cognitiva dell’anziano è rafforzata svolgendo un ruolo protettivo in caso di danno cerebrale. Questi miglioramenti sembrerebbero avere effetti a lungo termine: Yaffe e Colleghi (2008) hanno seguito 2500 anziani per una durata di 8 anni mostrando che coloro che avevano svolto in quel tempo attività di volontariato presentavano una migliore funzionalità cognitiva rispetto a coloro che non avevano svolto quel tipo di attività. È possibile quindi che, come tutte le attività che rendono l’anziano attivo, anche il volontariato possa contribuire all’invecchiamento “di successo”, arrivando a ridurre il rischio di decadimento cognitivo e l’indice di mortalità.
In conclusione, indipendentemente dalle motivazioni personali e dal tempo dedicato, è importante tenere in considerazione non solo l’aspetto sociale ma anche l’importanza di queste attività per il benessere fisico, psicologico e cognitivo della società intera. M
Miriam Sofia
Bibliografia
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