Il mondo dello sport agonistico si caratterizza per operare in un ambiente fortemente competitivo, nel quale l’atleta singolo, o la squadra, da il massimo del proprio potenziale all’interno della prestazione sportiva. Proprio perchè il fattore umano e la capacità di sfruttare le proprie risorse rappresentano l’elemento fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi, l’ambito lavorativo presenta delle affinità con il contesto sportivo. Tali affinità si evidenziano non soltanto con la pari considerazione tra gruppo squadra e il gruppo di lavoro, ma anche tra atleta e manager: il professionista infatti, alla pari dell’ atleta, deve essere in grado di gestire in modo ottimale il proprio potenziale.
La metafora sportiva, sempre più emergente nella psicologia del lavoro, consente di analizzare molteplici dinamiche, tra le quali:
- Capacità di mettersi in gioco, autoefficacia e motivazione personale
- Enpowerment, acquisizione di competenze specifiche e loro allenamento
- Consapevolezza ed adesione a ruoli specifici
- Pianificazione strategica, problem solving orientamento al risultato
- Team work e team building, leadership
- Goal setting, mission individuale e collettiva
- Costruzione del risultato, reazione all’errore, gestione della vittoria e analisi della sconfitta
Elementi riconducibili all’ambito sportivo quali ad esempio la gestione dello stress (dovuto a sconfitte o da demotivazione ndr) e l’integrazione delle aspirazioni individuali con le necessità della squadra, vengono portate all’interno delle organizzazioni
attraverso l’utilizzo di pratiche di stampo esperienziale all’interno dei processi di formazione. La finalità è di attivare nelle persone coinvolte alcuni cambiamenti attesi in tempi rapidi con modalità efficaci in linea con i loro desideri e nel rispetto delle loro potenzialità individuali.
La formazione outdoor si caratterizza per utilizzare modalità di apprendimento all’interno di contesti inediti ed estranei per i partecipanti, coinvolgendoli attivamente sia a livello fisico che a livello mentale: l’attenzione è concentrata sulla situazione presente (qui ed ora) e il processo di apprendimento si attualizza in situazioni concrete, uscendo dalla “zona comfort” dell’aula.
Ogni percorso formativo ha come obiettivo il potenziamento della capacità di lavorare in team, fondamentale quanto si parla di gruppo in azienda. Tra gli obiettivi specifici ritroviamo lo sviluppo della condivisione, la costruzione di relazioni, del senso di squadra, e della visione comune e appartenenza, la condivisione di strumenti e approcci comuni, stimolando cooperazione e collaborazione efficace e ottimizzando il coordinamento del gruppo di lavoro, e la valorizzazione della comunicazione nel lavoro di squadra (e l’importanza di ascolto e feedback). Ad esempio, utilizzando il rugby come metafora della vita lavorativa quotidiana, si insegna il valore della collaborazione e dello spirito di gruppo al fine di raggiungere un obiettivo comune: oppure, attraverso la disciplina della scherma, si lavora per valorizzare le risorse individuali e le competenze condivise.
Nel libro di Franca Cantoni “La resilienza come competenza dinamica e volitiva” viene riportato il progetto “TR_EX”, il quale ha come obiettivo di verificare in un campione di studenti alcune ipotesi sulla resilienza individuale attraverso l’ausilio del trail running, disciplina podistica che si avvale di percorsi in cui si corre attraversando remote zone naturali (boschi, colline, montagne ed altopiani) con sentieri inaccessibili per alcuni tratti e con situazioni climatiche a volte potenzialmente proibitive. Nonostante si avesse un campione numericamente limitato e si trattasse dinamiche sociali, il che non rendeva possibile generalizzare i risultati, è emerso come il progetto “TR_EX” sia stato efficace non soltanto per far uscire ai partecipanti dalla loro “zona di comfort” ma anche per far sviluppare la loro resilienza, la quale era vista come un fattore d’influenza per la performance, ed era interessante come alcune nozioni come crisi e fallimento mutassero.
E’ opportuno sottolineare che mondo sportivo e mondo lavorativo, per quanto abbiano elementi in comune, hanno anche delle differenze: ad esempio sul concetto di performance, polarizzato nel primo (risultato positivo o risultato negativo) e soggetto ad interpretazioni e stime nel secondo, oppure sul concetto di carriera, dove nel contesto sportivo si concentra solitamente fino ai 35-40 anni.Inoltre nel mondo aziendale non esiste quasi mai la panchina dei giocatori di riserva: tutto questo per ribadire i limiti delle metafore presenti tra mondo dello sport e mondo del lavoro.
Per citare l’ex campione di pallavolo Andrea Zorzi, “Ultimamente si parla tantissimo di sport come maestro di vita e come metafora di vita. Io credo che ci possano essere alcune buonissime opportunità che vanno prese con il giusto peso, senza commettere l’errore di confondere il fatto che lo sport rimane un mondo semplificato, rimane un mondo in bianco e nero, e che la vita invece è fatta di toni di grigio”.
Fabio Bellasio
BIBLIOGRAFIA
Marisa Muzio (a cura di), Flow, benessere e prestazione eccellente. Dai modelli teorici alle applicazioni nello sport e in azienda, Franco Angeli, 2012
Franca Cantoni, La resilienza come competenza dinamica e volitiva, Giappichelli Editore, 2014
Roberta Lecchi, Stefania Ortensi, Rischio stress lavoro correlato nelle organizzazioni e Sport outdoor training®: un approccio innovativo, Youcanprint, 2017
Paolo Guenzi, Dino Ruta,Team leadership: Idee e azioni tra sport e management, EGEA, 2010
SITOGRAFIA
https://www.youtube.com/watch?v=BwYrHTjbuDA&feature=youtu.be
https://www.ordinepsicologilazio.it/blog/psicologia-del-lavoro-e-delle-organizzazioni/organizzazioni-come-sport-ruolo-performance-gruppo/